La Schema Therapy è un modello psicoterapeutico, ideato da Jeffrey Young (1990, 1999), che integra aspetti della Teoria Cognitivo-Comportamentale, del Costruttivismo e della Teoria dell’Attaccamento.

È un approccio finalizzato al trattamento di quegli aspetti patologici di personalità che sottostanno aidisturbi psicologici e li mantengono attivi; è centrata sull’individuazione e la modificazione di alcuni aspetti psicologici profondi, detti “Schemi maladattivi precoci” o “Schemi cognitivi disadattivi”. Young ha sviluppato la Schema Therapy con l’obiettivo principale di allargare i confini della Terapia cognitivo-comportamentale tradizionale, integrando tecniche di diverse scuole, al fine di ottenere un modello terapeutico efficace nel trattamento dei disturbi di personalità.

Questi Schemi disadattivi sono modelli articolati e pervasivi, riguardanti la visione che l’individuo ha di se stesso e dei suoi rapporti con gli altri, che si rivelano marcatamente disfunzionali; sono costituiti da ricordi, emozioni, pensieri e sensazioni somatiche; si sviluppano durante l’infanzia o, più raramente,l’adolescenza e vengono elaborati successivamente nel corso della vita.

Uno “Schema” equivale a una struttura, a un modello, a un profilo; rappresenta la struttura che l’individuo utilizza per interpretare la realtà e le esperienze vissute e di cui si avvale per trovare spiegazioni, per filtrare le percezioni e per guidare le proprie reazioni. Uno Schema è dunque una rappresentazione astratta delle caratteristiche di un evento, una sorta di traccia dei suoi elementi più rilevanti.

Nella teorizzazione di Young, in origine gli Schemi cognitivi disadattivi costituiscono una rappresentazione adattiva e relativamente accurata della realtà con cui il bambino viene a contatto, madiventano disadattivi e poco accurati man mano che il bambino cresce. Il bisogno di coerenza, presente in ogni essere umano, rende gli Schemi difficili da modificare; essi, infatti, assumono un ruolo centrale nella vita del paziente, condizionandone il modo di pensare, di sentire, di agire e di relazionarsi agli altri. Gli Schemi si innescano quando il paziente vive situazioni che in qualche modo richiamano gli eventi dell’infanzia che hanno contribuito a farli nascere: quando ciò avviene, il soggetto viene sopraffatto da intense emozioni negative.

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Il terapeuta che applica la Schema Therapy tenta di ricostruire lo sviluppo di questi Schemi dalla prima infanzia al presente, dedicando particolare attenzione, nella loro analisi e comprensione, alle relazioni interpersonali del paziente. Utilizzando il modello della Schema Therapy e opportunamente indirizzato e sostenuto dal terapeuta, il paziente riesce a riconoscere i propri tratti di personalità disfunzionali e, di conseguenza, è facilitato nel modificarli. Il terapeuta lo aiuta a modificare gli Schemi patogeni rilevati.

Gli Schemi cognitivi disadattivi, che solitamente si formano durante l’infanzia, tendano a riattivarsi e a ripresentarsi durante le esperienze vissute in età adulta, anche quando non risultano più adeguati. Questo fenomeno, dovuto a un bisogno di “coerenza cognitiva” universale negli esseri umani, ha la funzione di mantenere una certa stabilità nella visione di se stessi e del mondo, anche quando questa visione risulta inappropriata o distorta.

Secondo Young, gli Schemi cognitivi disadattivi, che si sviluppano seguito a esperienze negative vissute nell’infanzia sono all’origine dei tratti di personalità patologica o dei veri e propri disturbi di personalità, nonché di molte patologie psicologiche croniche.       Secondo la definizione di Young uno Schema cognitivo disadattivo è:

  • Un concetto o modello omnicomprensivo;
  • Formato da ricordi, emozioni, pensieri e sensazioni somatiche;
  • Utilizzato per comprendere se stessi e il rapporto con gli altri;
  • Sviluppato nell’infanzia o, più raramente, nell’adolescenza;
  • Presente in tutte le fasi della vita;
  • Evidentemente poco funzionale.

In sintesi, uno Schema cognitivo disadattivo è una struttura emotiva e cognitiva disfunzionale, che si consolida nelle prime fasi dello sviluppo e che, se non adeguatamente contrastato, si mantiene per tutta la vita. È importante notare come, secondo questa definizione, il comportamento di un individuo non faccia parte dello schema. Young considera, infatti, i comportamenti maladattati come risposte a uno Schema; essi, quindi, sono innescati dagli Schemi ma non ne fanno parte.

Non tutti gli schemi hanno origine da un trauma o da un maltrattamento subito da bambini, ma la maggior parte di essi sono causati da esperienze nocive che si protraggono per tutta l’infanzia e l’adolescenza.

I pazienti considerano gli Schemi verità assolute e, di conseguenza, continuano ad utilizzarli nel tempo per interpretare gli eventi malgrado creino loro grandi difficoltà interpersonali e continua sofferenza. Gli schemi giocano, dunque, un ruolo fondamentale nel modo di pensare, di sentire, di relazionarsi con gli altri e di agire del paziente e, paradossalmente, lo inducono a ricreare senza volere, in età adulta, lo stesso tipo di situazioni che lo hanno ferito maggiormente da bambino.

Gli Schemi cognitivi disadattivi si originano nell’infanzia o nell’adolescenza come rappresentazioni realmente fondate dell’ambiente nel quale si è vissuti. L’esperienza clinica ha dimostrato come gli Schemi riflettano fedelmente l’atmosfera in cui ha vissuto l’individuo che li presenta. Per esempio, quando un paziente descrive i propri genitori come freddi e poco affettuosi ha generalmente ragione, anche se probabilmente non comprende perché la sua famiglia avesse tali difficoltà a dimostrargli affetto. Le spiegazioni che attribuisce loro comportamento tenderanno probabilmente a essere distorte e sbagliate, ma la percezione dell’emotività e dell’atteggiamento della famiglia nei suoi confronti risulta quasi sempre realistica.

La natura invalidante degli schemi, solitamente, si fa notare in età adulta, quando il paziente inizia a manifestarli nei rapporti interpersonali, pur non essendo in grado di averne una reale consapevolezza. Gli Schemi cognitivi disadattivi e le relative modalità di risposta, infatti, sono spesso all’origine di alcuni problemi psicologici cronici.

Gli Schemi cognitivi disadattivi sono dimensionali, nel senso che possono essere più o meno gravi e invalidanti, e la gravità di uno Schema è direttamente proporzionale al numero di situazioni capaci di attivarlo: per esempio, un individuo che è stato oggetto, fin da bambino, di critiche aspre e ricorrenti da parte di entrambi i genitori, tenderà ad esperire lo Schema di Inadeguatezza ogni qual volta si troverà incontatto con altre persone; colui che ha subito, a partire dall’adolescenza, critiche meno aspre, occasionali e da parte di un solo genitore, tenderà a manifestare lo stesso Schema, ma molto più raramente e magari soltanto in presenza di figure autoritarie ed esigenti dello stesso sesso del genitore criticante. La gravità di uno Schema, inoltre, è proporzionale all’intensità e alla durata della sensazione negativa che scatena quando si attiva.

Molti schemi si instaurano nella fase preverbale, ancora prima che il bambino abbia imparato a parlare; gli Schemi preverbali si sviluppano quando il bambino è talmente piccolo da essere in grado di immagazzinare unicamente ricordi composti da emozioni e sensazioni somatiche. I pensieri si associano soltanto dopo, quando nel bambino iniziano a svilupparsi la facoltà di pensare e di esprimersi attraverso il linguaggio; per questo motivo, nel trattamento psicoterapeutico centrato sugli Schemi, il lavoro sulle emozioni ha un ruolo predominante rispetto a quello sui pensieri.

Gli Schemi cognitivi disadattivi si attivano quando il soggetto si trova in situazioni che gli ricordano un evento traumatico vissuto in ambito familiare, generalmente durante l’infanzia, per lo più nella relazione con uno dei genitori. Altri fattori, quali le amicizie, l’ambiente scolastico, il gruppo dei pari e i condizionamenti sociali, diventano sempre più importanti via via che il bambino cresce e possono essere anch’essi responsabili dello sviluppo di alcuni Schemi; in linea di massima, tuttavia, questi tipi di schemi sono meno persistenti e meno invalidanti.

La schema Therapy individua 4 tipi di esperienze che favoriscono la formazione degli Schemi cognitivi disadattivi in età infantile:

La prima è la frustrazione dei bisogni primari, che porta allo sviluppo di Schemi quali quello della Deprivazione emotiva o dell’Abbandono: il presupposto è che questi Schemi derivino dalla frustrazione, durante l’infanzia, di almeno uno dei cinque bisogni primari dell’essere umano:

  • Legami stabili con gli altri (bisogno di protezione, stabilità, cura e accettazione);
  • Autonomia, senso di competenza e d’identità;
  • Libertà di esprimere i bisogni e le emozioni fondamentali;
  • Spontaneità e gioco;
  • Limiti realistici e autocontrollo.

L’interazione tra il temperamento innato del bambino e l’ambiente in cui cresce può portare alla frustrazione, piuttosto che alla soddisfazione, dei suoi bisogni primari.

La seconda consiste nel trauma o nel maltrattamento; in questo caso, il bambino viene ferito emotivamente o maltrattato e sviluppa schemi del tipo Sfiducia/Abuso, Inadeguatezza/Vergogna o Vulnerabilità.

La terza situazione è quella in cui il bambino riceve troppe attenzioni e i genitori riversano su di lui eccessive manifestazioni di affetto e di stima o elevate aspettative, atteggiamenti, in giusta misura, sarebbero positivi. Schemi come quelli di Dipendenza/Incompetenza o Pretese/Grandiosità scaturiscono spesso da situazioni in cui il bambino è stato troppo coccolato o viziato e i suoi bisogni primari connessi allo sviluppo di autonomia e di limiti realistici sono conseguentemente rimasti insoddisfatti, o in cui i genitori sono stati troppo presenti nella sua vita, proteggendolo troppo o, al contrario, dandogli troppa libertà e autonomia.

Il quarto tipo di esperienza che favorisce l’instaurarsi degli Schemi cognitivi disadattivi è la cosiddettta interiorizzazione dell’altro significativo o, in altre parole, l’identificazione con un familiare: il bambino sceglie il genitore con cui identificarsi e ne introietta i pensieri, le emozioni, le esperienze e i comportamenti. L’esperienza clinica ci insegna come il bambino “selezioni” la persona con cui identificarsi e gli aspetti da interiorizzare, sviluppando i propri schemi e le relative modalità di risposta. Anche il temperamento di un individuo determina la propensione ad identificarsi o meno con una delle persone amate e ad interiorizzarne le caratteristiche. Un bambino con temperamento distimico, per esempio, difficilmente si identificherà con l’ottimismo del genitore di fronte ad un evento sfortunato, poiché questo atteggiamento è totalmente contrario alla sua predisposizione naturale.

Jeffrey Young ha individuato 18 Schemi, classificati in 5 categorie, chiamate “Domini degli schemi” [Per una rassegna esaustiva dei 18 Schemi cognitivi disadattivi e dei relativi 5 Domini indicati dalla Schema Therapy, si consulti la pagina I 18 Schemi e i 5 Domini”. [CLICCA QUI]


Bibliografia

J.E. Young, J. Klosko, M.E.Weishaar (2007) Schema Therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità. Ed. Eclipsi, Firenze.

J.E. Young, J. Klosko (2004) Reinventa la tua vita. Raffaello Cortina editore, Milano.

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