La Schema Therapy di J. Young ha individuato 18 Schemi, classificati in 5 categorie, chiamate “Domini degli Schemi”, per indicare i bisogni frustrati che sottostanno allo Schema:

Schemi cognitivi disadattivi e rispettivi Domini

Distacco e rifiuto

Chi presenta uno o più schemi in questo dominio è convinto che i propri bisogni di sicurezza, stabilità, cura, empatia, condivisione delle emozioni, accettazione e rispetto non saranno soddisfatti. La tipica famiglia di origine di questi soggetti è distaccata, fredda, rifiutante, iperprotettiva, poco socievole, instabile, imprevedibile o abusante. 

Abbandono/Instabilità

Questo schema comporta una percezione di instabilità o inaffidabilità nelle persone significative. Chi presenta questo schema ha la sensazione che esse non continueranno a fornire nel tempo il loro sostegno emotivo, il loro affetto, la loro forza o la loro protezione perché sono emotivamente instabili e imprevedibili (ad esempio a causa delle loro esplosioni di rabbia), inaffidabili o troppo poco presenti, perché potrebbero morire da un momento all’altro o perché potrebbero decidere di abbandonarli per qualcun altro.

Sfiducia/Abuso 

Chi presenta questo schema ha la convinzione che gli altri abuseranno o si approfitteranno di lui, lo feriranno, lo umilieranno, lo raggireranno, lo manipoleranno, oppure che gli mentiranno. Generalmente il soggetto crede che il dolore o il danno causato dagli altri sia intenzionale o che scaturisca da una loro ingiustificata ed eccessiva negligenza. La persona si può sentire destinata ad essere ferita dagli altri o può credere di essere sempre l’unica a rimetterci.

Deprivazione emotiva

Questo schema comporta la sensazione che i propri bisogni emotivi non verranno adeguatamente soddisfatti nelle relazioni con gli altri. Le tre principali forme di deprivazione sono:

• carenza di cure (mancanza di affetto, attenzione, calore o compagnia); 

• carenza di empatia (mancanza di ascolto, comprensione, intimità e possibilità di confidarsi e condividere i propri sentimenti con gli altri); 

• carenza di protezione (mancanza di persone forti, capaci di dare consigli o fungere da guida).

Inadeguatezza/Vergogna

Chi presenta questo schema ha la sensazione di essere inadeguato, sbagliato, poco desiderato, inferiore o carente in alcuni ambiti fondamentali della propria vita ed è convinto che le persone significative non lo amerebbero più se si mostrasse loro per quello che è veramente. Tende ad essere particolarmente sensibile alle critiche, ai rifiuti o ai rimproveri; è troppo attento a ciò che dice e a ciò che fa, si paragona agli altri e si sente insicuro nelle situazioni sociali; si vergogna di quelli che considera i propri difetti, nascosti (ad esempio, egoismo, impulsi aggressivi o desideri sessuali inaccettabili) o manifesti (ad esempio, aspetto fisico poco attraente o difficoltà nel socializzare) che siano.

Esclusione sociale/Alienazione

Questo schema induce il soggetto a sentirsi escluso dal resto del mondo, a percepirsi diverso dagli altri, e gli impedisce di sentirsi parte di qualsiasi gruppo o comunità.

Mancanza di autonomia e abilità

Le persone con uno o più schemi in questo dominio hanno delle aspettative nei confronti di se stesse e del mondo che interferiscono con la loro capacità di differenziarsi dalle figure genitoriali, di vivere senza l’aiuto degli altri e di crearsi una vita indipendente o acquisire determinate abilità. Generalmente questi soggetti crescono in famiglie invischiate o iperprotettive, hanno genitori che hanno minato la loro fiducia in se stessi o che non sono riusciti a fornire loro stimoli a sufficienza per acquisire le abilità necessarie per agire e vivere adeguatamente al di fuori del contesto familiare. 

Dipendenza/Incompetenza

Chi presenta questo schema si considera incapace di gestire adeguatamente le responsabilità della vita quotidiana senza un aiuto considerevole da parte degli altri (è convinto, ad esempio, di non essere in grado di occuparsi di se stesso, di risolvere i problemi di tutti i giorni, di agire con buon senso, di affrontare nuovi compiti o di prendere decisioni adeguate). Spesso lo schema è accompagnato da una sensazione di impotenza. 

Vulnerabilità al pericolo o alle malattie

Questo schema provoca nel soggetto il timore esagerato che possa accadere da un momento all’altro qualcosa di catastrofico e la convinzione di non poter fare niente per impedirlo. Le paure sono generalmente incentrate sulle seguenti tipologie di catastrofi: mediche (infarto, Aids); emotive (perdita della ragione); esterne (guasti all’ascensore, aggressioni, disastri aerei, terremoti, ecc.). 

Invischiamento/Sé poco sviluppato 

Chi presenta questo schema è eccessivamente coinvolto in una o più relazioni con le persone significative (solitamente con i genitori), tanto che non gli è stato possibile sviluppare una piena identità o raggiungere un adeguato inserimento sociale. Spesso il soggetto è convinto di non poter vivere o essere felice senza il continuo sostegno dell’altra persona, crede che essa non possa vivere o essere felice senza di lui, o entrambe le cose. Lo schema, talvolta, genera una sensazione di inscindibilità e immedesimazione con gli altri e la percezione di non avere un adeguato senso d’identità. Le persone con questo schema tendono, infine, a sviluppare sensazioni di vuoto, a sentirsi disorientate e, in casi estremi, arrivano a dubitare della propria esistenza. 

Fallimento

Lo schema Fallimento comporta la sensazione di non essere in grado di raggiungere i propri obiettivi (scolastici, sportivi, professionali, ecc.) o di essere sostanzialmente inferiori ai propri pari nella capacità di portarli a termine. Lo schema spesso genera la sensazione di essere poco intelligenti, inetti o privi di talento, di appartenere ad una classe sociale inferiore o di essersi realizzati meno degli altri.

Mancanza di regole

Chi presenta uno o più schemi in questo dominio non ha sviluppato regole adeguate in ambito relazionale e interpersonale o non riesce a perseguire obiettivi a lungo termine. Riscontra delle difficoltà nel rispettare gli altri nei loro diritti fondamentali, nell’instaurare rapporti collaborativi, nell’adempiere ai propri impegni o nell’impostare e raggiungere obiettivi personali realistici. La tipica famiglia di origine ha ostacolato il figlio nell’assunzione delle proprie responsabilità, non gli ha insegnato a collaborare in modo proficuo con le altre persone, né a definire i propri obiettivi, perché, invece di confrontarsi con lui e definire una disciplina e delle regole adeguate, ha assunto atteggiamenti troppo permissivi o indulgenti nei suoi confronti, è stata incapace di fornirgli un adeguato orientamento o ha manifestato un atteggiamento di superiorità. Talvolta, i genitori non hanno permesso al figlio di imparare a tollerare un normale livello di sopportazione del disagio o non hanno esercitato a sufficienza le loro funzioni di controllo, orientamento e guida.

Pretese/Grandiosità

Chi presenta questo schema si sente superiore agli altri, si arroga particolari diritti e privilegi e si ritiene esonerato dal rispettare le regole di reciprocità alla base dei rapporti sociali. Spesso il soggetto è convinto di poter fare e ottenere tutto ciò che desidera, anche quando le sue richieste o i suoi propositi sono irrealistici, irragionevoli o arrecano danno agli altri; in alcuni casi, si pone, in modo esasperato, come unico obiettivo il raggiungimento di una condizione di superiorità (aspira, ad esempio, a diventare una delle persone più ricche, più affermate o più famose), intesa come strumento per ottenere potere o controllo (piuttosto che l’attenzione o l’approvazione). Spesso il suo atteggiamento è troppo competitivo nei confronti degli altri: cerca di dominarli, di imporre loro il proprio punto di vista o di controllarne i comportamenti allo scopo di soddisfare i propri desideri, senza curarsi e mostrare alcuna empatia nei confronti delle esigenze e dei desideri altrui. 

Autocontrollo o autodisciplina insufficienti

Le persone con lo schema Autocontrollo o autodisciplina insufficienti non esercitano le capacità di autocontrollo e di gestione della frustrazione necessarie per raggiungere gli obiettivi personali e contenere le manifestazioni eccessive degli impulsi e delle emozioni. Quando lo schema è poco marcato, il soggetto tende ad evitare qualsiasi forma di disagio: evita di affrontare situazioni dolorose, conflittuali o di confronto con gli altri, oppure di assumersi responsabilità o compiti troppo gravosi; questo ha evidenti ripercussioni sulle sue capacità di realizzarsi, adempiere agli impegni presi e mantenere una propria integrità.

Eccessiva attenzione ai bisogni degli altri

Chi ha uno o più schemi in questo dominio mostra un’eccessiva attenzione ai desideri, ai sentimenti e alle reazioni degli altri, trascurando i propri bisogni allo scopo di conquistare l’amore e l’approvazione degli altri, preservare le relazioni interpersonali o evitare che gli altri possano reagire negativamente. Il soggetto tende a reprimere le proprie sensazioni di rabbia e a non tenere in considerazione le proprie inclinazioni, oppure ne è del tutto inconsapevole. La tipica famiglia di origine è caratterizzata da un atteggiamento di accettazione condizionata, per cui il bambino si sente obbligato a reprimere alcuni aspetti importanti della propria personalità per conquistare l’amore, le attenzioni o l’approvazione degli adulti. In molti casi, i genitori prestano maggiore attenzione ai propri desideri e ai propri bisogni emotivi – o alle apparenze e allo status sociale – che ai sentimenti e alle esigenze soggettive del figlio. 

Sottomissione

I soggetti con questo schema lasciano un’eccessiva capacità di controllo agli altri poiché si sentono costretti a farlo e si sottomettono per evitare la rabbia, l’abbandono o una qualche reazione negativa da parte degli altri. Le due forme principali di sottomissione riguardano:

• i bisogni: repressione delle preferenze, delle scelte e dei desideri;

• le emozioni: repressione delle proprie reazioni emotive, in particolar modo della rabbia.

Generalmente il soggetto è convinto che i propri desideri, le proprie opinioni e i propri sentimenti siano inopportuni o ininfluenti agli occhi degli altri; si mostra eccessivamente compiacente e subisce eccessivamente le pressioni che gli altri esercitano su di lui. Questo schema solitamente scatena nel soggetto sensazioni di rabbia, che si manifestano attraverso sintomi maladattivi (quali comportamenti passivo-aggressivi, scatti d’ira incontrollabili, sintomi psicosomatici, allontanamenti dalle persone care, episodi di “acting out” o abuso di sostanze). 

Autosacrificio 

Chi presenta questo schema rinuncia in maniera sistematica e volontaria alle gratificazioni personali per soddisfare i bisogni degli altri. Le ragioni più comuni di un comportamento del genere sono: risparmiare le sofferenze agli altri; evitare i sensi di colpa che potrebbero scaturire dalla sensazione di essere egoisti; preservare le relazioni con le persone considerate “bisognose”. Spesso lo schema si manifesta con una eccessiva sensibilità alle sofferenze altrui; in alcuni casi, tuttavia, il soggetto sente che i propri bisogni non vengono adeguatamente soddisfatti e, di conseguenza, sviluppa sensazioni di risentimento nei confronti delle persone di cui si prende cura. 

Ricerca di approvazione o riconoscimento 

Questo schema si manifesta con una tendenza così accentuata a ricercare l’approvazione, il riconoscimento, l’attenzione o l’accettazione degli altri da compromettere lo sviluppo di un senso d’identità stabile e autentico. I principali parametri utilizzati per misurare la propria autostima sono le reazioni degli altri piuttosto che le proprie; talvolta, si denota un’eccessiva attenzione alla condizione economica o sociale, all’aspetto esteriore, alla necessità di conformarsi ai canoni della società e al raggiungimento del successo, intesi come mezzi per ottenere l’approvazione, l’ammirazione o l’attenzione degli altri (piuttosto che per conquistare una posizione di controllo e di potere su di loro). Spesso lo schema si traduce in scelte di vita poco autentiche e poco soddisfacenti e induce il soggetto ad avere reazioni esagerate ai rifiuti subiti.

Ipercontrollo e inibizione

Le persone i cui schemi rientrano in questo dominio reprimono talmente i propri sentimenti, le proprie preferenze e i propri impulsi spontanei o sono così concentrate a soddisfare gli standard severi e le aspettative rigide di carattere etico o prestazionale che hanno interiorizzato, da trascurare i piaceri dalla vita, l’espressione di sé, il riposo, le relazioni intime o la salute. La tipica famiglia di origine è cupa, esigente, e, in alcuni casi, punitiva: le prestazioni, il dovere, il perfezionismo, il rispetto delle regole, la repressione delle emozioni e il tentativo di non commettere errori hanno un ruolo prioritario sui piaceri e le gioie della vita, sul benessere e sul riposo individuale. Generalmente lo schema induce il soggetto a vivere in una condizione di costante pessimismo e nella continua preoccupazione che qualcosa di negativo possa accadere se non rimane costantemente vigile e attento. 

Negatività/Pessimismo

Chi presenta questo schema mostra un’attenzione costante ed eccessiva agli aspetti negativi dell’esistenza (il dolore, la morte, la perdita, le delusioni, i conflitti, i sensi di colpa, il risentimento, i tradimenti, le difficoltà o la possibilità di commettere errori o vivere eventi negativi), mentre tende a sottovalutarne o a negarne gli aspetti positivi e ottimistici. Solitamente il soggetto manifesta un eccessivo timore che qualcosa di terribile possa accadere – in ambito lavorativo, economico o interpersonale – o che gli aspetti della propria vita che al momento sembrano stabili finiranno con l’avere un’evoluzione del tutto negativa. Lo schema generalmente promuove nel soggetto una paura ingiustificata di commettere errori che lo porteranno a cadere in disgrazia, a subire delle perdite o delle umiliazioni o a rimanere coinvolto in brutte situazioni. Esagerando le probabilità che qualcosa vada storto, chi presenta questo schema è costantemente preoccupato e vigile, tende a lamentarsi e non riesce a prendere delle decisioni. 

Inibizione emotiva 

Le persone con questo schema reprimono in modo eccessivo il loro spontaneo modo di agire, sentire e comunicare; tendenzialmente si comportano così per evitare le critiche degli altri, i sentimenti di vergogna o eventuali perdite di controllo sui propri impulsi. Le quattro principali forme di inibizione sono: (1) l’inibizione della rabbia e dell’aggressività; (2) l’inibizione degli impulsi positivi (gioia, affettività, eccitazione sessuale, divertimento); (3) la difficoltà ad esprimere la propria vulnerabilità o a parlare liberamente dei propri sentimenti e dei propri bisogni; (4) l’esaltazione della razionalità a discapito delle emozioni. 

Standard severi/Ipercriticismo 

Lo schema si fonda sulla convinzione di dover soddisfare a tutti i costi gli standard severi di carattere etico e prestazionale che si sono interiorizzati, allo scopo di evitare le critiche degli altri. Chi presenta questo schema si sente generalmente sotto pressione, non riesce a concedersi un adeguato riposo e diviene eccessivamente critico nei confronti di se stesso e degli altri. Per poter essere considerato maladattivo, lo schema deve comportare una compromissione significativa della capacità dell’individuo di trarre piacere dalla vita, di rilassarsi, di sviluppare una buona autostima, di mantenere un buono stato di salute, di sentirsi realizzato o di instaurare relazioni interpersonali soddisfacenti.

Lo schema generalmente si traduce in una tendenza: (1) al perfezionismo, inteso come un’eccessiva attenzione ai dettagli o alla sottostima delle proprie prestazioni nel confronto con gli altri; (2) alla definizione di regole rigide e “doveri” in molti ambiti esistenziali, che riguardano, tra le altre, la sfera morale, culturale e religiosa; (3) a sviluppare un’eccessiva preoccupazione rispetto al tempo e all’efficienza, che induce la sensazione di non fare mai abbastanza. 

Punizione 

Chi presenta questo schema è convinto che chi sbaglia debba essere severamente punito. Il soggetto tende ad arrabbiarsi, ad essere poco tollerante, a punire o ad avere poca pazienza con chi (incluso se stesso) non soddisfa i suoi standard o non si mostra all’altezza delle sue aspettative. Lo schema induce ad avere notevoli difficoltà nel perdonare i propri errori e quelli degli altri, in quanto promuove una certa riluttanza a prendere in esame i fattori attenuanti, ad accettare l’imperfezione insita nell’essere umano e ad empatizzare con gli altri.

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