Che cos’è la psicoterapia cognitivo-comportamentale?

È un trattamento psicoterapeutico breve”, caratterizzato da un approccio attivo e strutturato, nonché indirizzato alla soluzione dei problemi presentati dal paziente.

In particolare, possiamo definire questo orientamento:

  • a breve termine: generalmente conduce a modificazioni terapeutiche, in funzione del tipo di problema presentato, fra i tre e i dodici mesi di trattamento, più spesso entro i primi sei. I risultati terapeutici vengono monitorati a scadenze prestabilite in partenza, ed è quindi possibile la valutazione dell’efficacia dell’intervento;
  • attivo e collaborativo: terapeuta e paziente lavorano insieme, in modo collaborativo, per riconoscere e modificare le modalità di pensiero a partire da cui si originano i problemi presentati;
  • strutturato: si articola secondo una struttura ben definita e organizzata, per quanto non rigida,entro cui si snoda il lavoro terapeutico;
  • mirato allo scopo: all’inizio della terapia, terapeuta e paziente individuano insieme gli specifici obiettivi da perseguire e un piano di trattamento personalizzato;
  • centrato sul presente: per quanto la storia personale del paziente permetta di comprendere come e perché ha imparato a ricorrere a determinati meccanismi di pensiero e comportamento che risultano causa delle sue problematiche, la terapia rimane orientata a risolvere i problemi attuali e si focalizza quindi, soprattutto, sul presente;
  • flessibile: è un approccio costantemente flessibile e adattabile alle necessità specifiche del paziente e del suo disturbo;
  • integrabile: nei casi di particolare necessità si avvale di sinergie con altre tipologie di intervento, come per esempio la terapia di gruppo o trattamenti farmacologici;
  • a base scientifica: fin dai suoi esordi, questo orientamento si fonda sui risultati della ricerca scientifica e valuta la sua efficacia mediante ricerche sperimentali, affidandosi alla misurazione dei risultati e corredando ogni intervento con la verifica degli esiti;
  • efficace: l’approccio cognitivo-comportamentale, attraverso ricerche sperimentali condotte con metodo scientifico, ha mostrato risultati uguali – o in molti casi superiori – agli psicofarmaci nel trattamentodella depressione e dei disturbi d’ansia, dimostrandosi però assai più efficace degli psicofarmaci nelprevenire le ricadute;
  • a lungo termine: ricerche ed esperimenti dimostrano che, per una vasta gamma di disturbi, i cambiamenti ottenuti con le tecniche cognitivo-comportamentali si mantengono a lungo nel tempo, e permettono ai pazienti di affrontare eventuali problematiche e ricadute con maggior efficacia.

 

Uno degli obiettivi primari della terapia cognitivo-comportamentale è aiutare il paziente a identificare, e successivamente modificare i meccanismi di pensiero distorti che sono alla base delle sue difficoltà, cambiando di conseguenza anche il suo modo di percepire e di agire e indirizzandolo verso modalità di pensiero e comportamento più adattive ed efficaci per il raggiungimento dei propri scopi e del proprio benessere.

In sostanza, la terapia cognitivo-comportamentale lavora identificando e successivamente modificando gli schemi mentali (spesso automatici) delle persone e, di conseguenza, i loro comportamenti. Per fare ciò, interviene sui processi cognitivi (i pensieri, le immagini e i meccanismi mentali) e sul modo in cui essi influenzano i comportamenti e le emozioni delle persone.

Uno dei vantaggi di questo approccio, rispetto ad altri orientamenti psicoterapeutici, è la sua brevità – per quanto sia impossibile prevedere a priori la durata e ogni intervento sia un caso a sé, in genere affronta la maggior parte delle problematiche emozionali in un arco che va dai tre ai sei mesi. Gli incontri hanno in genere una cadenza settimanale [bisettimanale in caso di momenti di particolare crisi; quindicinali quando la terapia si avvia a conclusione] e una durata di circa 50 / 60 minuti.

Durante le sedute, paziente e terapeuta lavorano insieme per comprendere il problema presentato – attraverso l’analisi e la verifica di ipotesi esplicative, la ricerca di episodi esemplificativi e la messa in atto di appositi “esperimenti” di controllo – e sviluppare strategie alternative per affrontarlo e risolverlo. L’approccio cognitivo-comportamentale fornisce inoltre al paziente una serie di principi operativi che, una volta validati in sede di analisi del problema insieme al terapeuta, potranno venir rievocati e applicati nella vita di tutti i giorni ogniqualvolta il paziente dovesse trovarsi in dubbio o in difficoltà.

In sintesi, si tratta di una combinazione tra psicoterapia e terapia comportamentale: la prima pone enfasi sull’importanza del significato, del tutto personale, che ognuno di noi attribuisce alle esperienze con cui entra in contatto e sul fatto che impariamo a utilizzare alcuni meccanismi mentali piuttosto che altri nella nostra infanzia; la seconda si focalizza sulla stretta relazione esistente tra i problemi, i comportamenti e i pensieri.

L’equilibrio fra gli elementi cognitivi e quelli comportamentali varia tra i diversi sottotipi di terapia e in relazione all’orientamento personale dei terapeuti, alle caratteristiche dei pazienti e alla natura dei problemi presentati.

©2023 www.dbcolson.it P.IVA 05697400967  | Realizzato da DS ARTSTUDIO