Uno Schema cognitivo disadattivo può essere descritto come un modello interpretativo con cui ognuno di noi rappresenta se stesso e gli altri. In altre parole, è una tendenza stabile ad attribuire un particolare significato agli eventi. Gli Schemi sono ampi e pervasivi, riguardano se stessi e le relazioni interpersonali che ci si aspetta si instaureranno, vengono acquisiti precocemente (più frequentemente nell’infanzia, in alcuni particolari casi anche in adolescenza) ed elaborati nel tempo. 

In origine, gli Schemi erano rappresentazioni realistiche dell’ambiente di crescita del bambino, e riflettevano in modo particolarmente accurato l’atmosfera del suo ambiente primario, ovvero della sua famiglia. Per esempio, può capitare che, a fronte di uno Schema disadattivo preponderante (per esempio, “Non sono amabile”), una persona riporti ricordi e attribuzioni di senso del tutto positive (“In casa mia c’era tanto amore, era tutto perfetto e i miei genitori sono sempre stati attenti a tutti noi fratelli”), il terapeuta deve sempre dare credito allo Schema, che si rivelerà quasi invariabilmente fondato e degno di credibilità (spesso emergerà che, a fronte di un’apparenza calorosa, nei confronti di quel figlio, i genitori – o quantomeno uno di essi – ha manifestato atteggiamenti rifiutanti, trasmettendogli per esempio: “A differenza di quanto faccio con i tuoi fratelli, non posso amarti”). 

La natura disfunzionale di uno Schema si rivelerà più tardi, quando le persone continuano a riprodurre i propri Schemi nelle interazioni con gli altri, anche se le dinamiche di interazione sono ormai cambiate, e quindi i vissuti dello Schema non sono più né realistici né appropriati alle situazioni in cui si attiva. Se osservati con il dovuto distacco, gli Schemi appaiono come esagerati, anacronistici e non coerenti con le situazioni attuali.

Gli schemi lottano per sopravvivere, come risultato dell’umana tensione verso la coerenza interna: per quanto dolorosi e scomodi, rappresentano per l’individuo ciò che è noto e, anche se causano sofferenza, appaiono rassicuranti e familiari. Anche se negativi e spesso distruttivi, danno infatti alla persona un apparente e illusorio senso di sicurezza e prevedibilità (e dunque un ingannevole senso di controllo) che, per quanto non realistico, è tutto ciò su cui crede di poter contare. Se non contrastato, uno Schema ci porterà ad agire in modo da confermarlo, anche se questo significa distruggere i propri obiettivi “sani”, ciò che ci farebbe stare finalmente bene: finché non lo blocchiamo, lo Schema ci spingerà a interpretare tutto con la stessa, invariabile, chiave di lettura su di noi, a comportarci sempre nello stesso modo, al fine di poter concludere sempre: “Vedi? Non sono amabile / Sono inadeguato / Non sono abbastanza / ecc.” e farci rimanere bloccati sempre nello stesso disagio.

Se non ne siamo consapevoli, uno Schema ci porterà a selezionare situazioni e persone che lo attivano e lo confermano (rinforzandolo così ogni volta, in un crescendo continuo), e a classificare invece come non rilevanti tutte le evidenze in grado di confutarlo. Chi lo sperimenta lo vive come imprescindibile, assoluto, lampante (anche se gli Schemi non sono nessuna di queste cose: il fatto che si rivelino anacronistici e incoerenti non viene colto né riconosciuto da chi li percepisce). Giocano un ruolo fondamentale nell’orientare il pensiero, i sentimenti, le azioni di chi li sperimenta, così pure la sua capacità di entrare in relazione con gli altri: fin quando non ne sono consapevoli, gli individui si sentono fatalmente attratti da persone che attivano i loro Schemi. 

Maggiore è la rigidità di uno Schema, tanto più numerose sono le situazioni che lo attivano (per esempio, se un individuo ha sperimentato fin da piccolo critiche continue e reiterate da parte di entrambi i genitori, la vicinanza con qualunque altra persona sarà in grado di innescare il suo Schema “Sono Inadeguato”, anche quando le interazioni attuali non contemplano critiche o giudizio; per un’altra persona, che invece abbia vissuto in una famiglia dove solo un genitore esprimeva critiche, ma non così pesanti e non costantemente, una volta adulta il numero di persone e di situazioni potenzialmente in grado di attivare il suo Schema sarà più ristretto).

Nei rapporti interpersonali, le modalità di relazione che il soggetto mette in atto sono tali da suscitare negli altri reazioni negative che rinforzano il suo Schema.

Gli Schemi sono difficili, ma non impossibili, da modificare: essendo credenze profondamente radicate su di sé e sul mondo, apprese in fasi molto precoci della vita, spesso rappresentano tutto ciò che all’individuo sembra di conoscere. Gli schemi sono infatti strutture centrali per il nostro senso d’identità e, per questa ragione, tendiamo a rimanervi legati e a rinunciarvi con difficoltà: se non viene fatto con un adeguato supporto terapeutico e con una valida visione alternativa a disposizione, abbandonare uno Schema appare inizialmente come un’esperienza destabilizzante, perché implica uno stravolgimento della visione che si ha di se stessi, del mondo e degli altri. 

Per operare una correzione degli Schemi, il paziente deve essere pronto ad affrontarli e contrastarli con la necessaria determinazione. Per correggere uno Schema occorre infatti una forte motivazione e molta costanza: si deve osservare lo Schema in modo sistematico e lavorare quotidianamente per modificarlo, perché altrimenti esso continuerà ad attivarsi. In quest’ottica, la terapia può essere considerata una “dichiarazione di guerra” che il paziente e il terapeuta, alleati, muovono allo Schema, con un unico obiettivo: sconfiggerlo e disinnescarlo. Paziente e terapeuta devono essere consapevoli che la vittoria ricercata sarà determinante ma non prevede l’annientamento definitivo dello Schema, dato che gli Schemi non scompaiono mai del tutto (essendo impossibile cancellare i ricordi ad essi associati); questo non significa che la persona rimarrà per sempre in balia del suo Schema: un buon lavoro psicoterapeutico porterà a depotenziarlo e renderlo estremamente meno frequente e intrusivo, anche se occorrerà sapere che in circostanze particolarmente simili al proprio clima familiare originario lo Schema tenderà ad attivarsi – il cambiamento sarà nella nuova capacità di riconoscimento e gestione, che permetterà alla persona di non seguirlo né lasciarsene sopraffare.

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